VERSO BITONTO-GRAVINA. STAVOLTA LA “BUCCIA DI BANANA” VA PROPRIO EVITATA…

Dicesi “buccia di banana” un imprevisto, di più o meno grave entità, che provoca un danno, un evento negativo, una sconfitta. Anche su un campo da calcio. Se, poi, uno dei colori prevalenti del tuo prossimo avversario è pure il giallo, la pericolosa metafora è presto servita…

Domenica arriva a Bitonto il Gravina di mister De Candia attualmente terzultimo in classifica a braccetto col Brindisi, quindi sfidante alla disperata ricerca di punti-salvezza, avendone oggi appena uno in più sul Portici penultimo, vale a dire sulla linea di confine tra permanenza in Serie D e retrocessione diretta in Eccellenza.

Il Leoncello, al contrario, è fresco d’ingresso in zona playoff dopo l’entusiasmante 3-0 corsaro rifilato al Casarano. Al match del “Città degli Ulivi”, le truppe guidate da Valeriano Loseto e Pasquale De Candia ci arrivano con la bellezza di 22 punti di distacco in graduatoria, un’inerzia emotiva ben differente e probabilmente con un oggettivo, importante divario qualitativo in rosa, nonostante dall’altra parte ci sia gente come Chiaradia, De Gol, Toskic, Terrevoli e Agresta (questi ultimi due ex neroverdi al pari del top trainer molfettese). Ma la Puteolana insegna e la doppia ferita lasciata dai campani ultimi della classe, sulla pelle dei bitontini, brucia ancora tanto…

In questo strano campionato, fra le compagini occupanti le retrovie, il Bitonto non ha battuto nemmeno una volta soltanto i succitati Diavoli Rossi – mai appellativo fu più azzeccato e doloroso – mentre il Gravina targato De Candia ha pareggiato a stretto giro con Lavello e Nardò, tra le mura amiche, nonché battuto a domicilio il Casarano, senza neppure subire gol.

Le Serpi rossoazzurre, appunto, rappresentano loro malgrado la costante statistica e cabalistica di questo approfondimento pensato alla vigilia di Bitonto-Gravina. Perché?

Perché la vittoria dei gravinesi in terra leccese ha certificato la loro pericolosità in trasferta, soprattutto in questa delicatissima fase “senza ritorno” dov’è oro colato anche il punticino strappato, eventualmente, anche ricorrendo ad approcci tattici di chiara matrice difensivista. Perché, proprio alla guida del Casarano, Pasquale De Candia ha raggiunto due stagioni fa l’apice della sua parabola professionale che, ne siamo straconvinti, è ben lungi dall’aver imboccato la fase discendente. Dimostrando di essere un vincente incallito, di avere il DNA dell’iperpreparato stratega, accompagnato da un savoir-vivre signorile con pochi emuli nella categoria.

E po c’è la recente Casarano trionfale dei leoncelli di Loseto. Il secco 0-3 andato in scena al “Capozza”, con il conseguente, bramato abbordaggio neroverde al treno playoff, non può che rappresentare la migliore iniezione di fiducia possibile in vista delle ultime tre partite della stagione regolare. Tuttavia, non deve nemmeno rischiare di far “scaricare” l’ardore dei protagonisti del brillante successo nello scontro diretto ad alta quota made in Salento, magari paghi del braccio di ferro vincente al cospetto di una pari grado. È proprio in momenti come questi che nell’ambiente, nel gruppo e nell’atteggiamento del suo condottiero deve scattare l’obbligo assoluto di fare la differenza, se s’intende chiudere al meglio il campionato per poi lanciarsi di gran lena verso il traguardo massimo raggiungibile nella post season.

Perché l’umile Gravina del temibile De Candia (tra l’altro, conoscitore indiscutibile del pianeta Bitonto Calcio e satelliti annessi) va rispettato, studiato e “capito”, come sempre a questi livelli, ma senza timori né peccati di arroganza o affini. Tenendo bene a mente i due scivoloni flegrei, a maggior ragione se di fronte vedi tanto giallo, il colore caratteristico della classica, insidiosa buccia di banana…