LARGO AI GIOVANI… NEROVERDI

PAROLA DI NICOLA CAMPOBASSO

Prima uscita della rubrica dedicata esclusivamente al Settore Giovanile neroverde dopo la settimana umanamente più buia della secolare storia del Bitonto Calcio…

In questa occasione, abbiamo contattato e dato libero sfogo ai pensieri di uno dei più grandi (anagraficamente e fisicamente) elementi della Juniores di mister Caricola: Nicola Campobasso. Si è cercato di parlare con lui di cose serie, profonde, inevitabilmente, ma anche di questioni un po’ più leggere, piacevoli, come ad esempio la sua grande somiglianza “tricologica” con il calciatore brasiliano David Luiz. Perché solo nei sorrisi e negli abbracci si può trovare la forza di cancellare le lacrime del dolore condiviso. Il Bitonto Calcio e la città di Bitonto lo hanno ampiamente dimostrato, negli ultimi giorni…

Buona lettura.

Ciao Nicola. Per me, quest’anno sei stato il David Luiz della Juniores neroverde. A parte l’oggettiva somiglianza delle vostre capigliature, hai caratteristiche tecniche simili al giocatore brasiliano?

“Questo ‘sei stato’ non mi piace… Per il semplice fatto che vorrei continuare ad esserlo per questi colori, che sia in Juniores o magari se meriterò una chance in Prima Squadra. Fa sempre piacere essere paragonato ad un calciatore professionista di livello internazionale come David Luis, che sia per la capigliatura simile o per le doti tecniche, nel mio caso sicuramente è più giusta la prima opzione, anche perché avere doti tecniche simili a quelle di un calciatore di un livello così alto non è facile… Gioco in difesa come lui, quello sì”.

Tu non hai mai esordito nella stagione agonistica 2020-2021, seppure tu non abbia avuto problemi fisici a settembre. Puoi spiegare perché?

“Non ho mai esordito per il semplice fatto che lo scorso anno sono stato espulso per quattro giornate a fine Campionato e in questa stagione dovuto scontarne ancora due. I blocchi causa Covid hanno ulteriormente penalizzato anche me, eppure sono sicuro che avrei dato una mano alla mia squadra, perché sin dall’inizio ho sentito la grande fiducia del Direttore Nicola Caldarola che mi ha portato a Bitonto e ringrazio pubblicamente per questo, poi anche del mister e di tutto lo Staff, che giorno dopo giorno mi hanno fatto migliorare sotto l’aspetto dei movimenti in campo e sotto l’aspetto tecnico. Sono stati tutti fondamentali per la mia crescita calcistica, li ringrazierò sempre. Comunque vada in futuro, questa società mi ha dato tanto”.

Chiudiamo con un pensiero serio e profondo. Come hai vissuto i recenti, tragici eventi che hanno colpito la Famiglia Bitonto Calcio? Hai potuto cogliere qualche insegnamento personale da questi momenti di infinita tristezza condivisa che hanno però permesso di cogliere la grande solidarietà nel dolore di un’intera comunità?

“Purtroppo sappiamo tutti cosa è successo in Casa Bitonto, la scorsa settimana, e sappiamo anche che questa tragedia ha portato via e sta ancora portando via moltissime persone dovunque. La scomparsa del papà del nostro Presidente e del nostro giovane telecronista mi hanno fatto capire come la società e la stessa città siano sempre strette attorno ad ognuno di noi, indistintamente. Non che ci fosse bisogno che accadesse tutto ciò per capirlo, attenzione, però da quanto ho potuto vedere seppur da lontano, la società e la comunità si sono attivate sotto tutti i punti di vista in un momento così triste e complicato, unendosi al dolore dei cari in una maniera incredibile, facendo cose bellissime, basti vedere il prepartita di Bitonto-Cerignola… Tutti questi drammi legati al Covid mi stanno facendo davvero male ultimamente; oggettivamente, c’è sempre più gente in giro che ha problemi ben più seri di un semplice Campionato saltato a causa della pandemia, come il nostro. C’è chi non può più mangiare, chi ha chiuso le proprie attività o chi è addirittura morto, quindi, noi giovani (ma non solo) dobbiamo imparare a pensare da grandi, da persone mature sempre e comunque. Quest’ultimo anno ci ha cambiati, non possiamo far finta di niente e rimanere attaccati ai nostri egoismi…”.