LE INTERVISTE DEL CENTENARIO. PUNTATA 10

Ti ricordi… Giuseppe Lovero?

Dodici mesi, dodici uscite dedicate ai grandi protagonisti della storia calcistica neroverde, il più che meritato e doveroso tributo ad alcuni degli attori indimenticabili che hanno scaldato le domeniche pallonare dei bitontini nell’ultimo cinquantennio, facendoci esultare per un gol, una parata, una giocata in mezzo al campo, un intervento difensivo o semplicemente perché hanno indossato la Nostra maglia davvero con lo spirito dell’indomito Leoncello

Le interviste del Centenario sarà la rubrica che vi terrà compagnia nel corso di questo 2021 che coincide con il compleanno secolare del Bitonto Calcio, cento anni attraversati da gioie, dolori, speranze, delusioni, vittorie esaltanti e cadute dolorosissime. Momenti caratterizzati, sempre e comunque, nel bene o nel male, da un comune denominatore: la passione sportiva di una città che non ha mai smesso di lottare e rialzarsi.

Decima tappa, la prima dedicata esclusivamente ad un portiere, del nostro viaggio secolare tinto di nero e verde scuro – racchiuso in appena dodici mesi – che ormai sta volgendo al termine. Il protagonista dell’uscita di ottobre de “Le Interviste del Centenario” è di nuovo un bitontino, dopo Paolo Catucci, Massimo Pizzulli, Vincenzo Modesto e Nicola De Santis: Giuseppe Lovero. Fratello di un altro numero 1 neroverde, Nicola, il buon “Pinuccio” ha vestito la maglia dei leoncelli nella prima metà degli anni Ottanta, dando alla causa neroverde non solo le sue parate, professionalità e impegno, ma anche spirito di sacrificio, abnegazione, attaccamento alla squadra della sua città.
Grazie di tutto, Pinuccio, buona lettura a tutti!

Ciao Pinuccio. Innanzitutto, ricordiamo ai tifosi più giovani in quali anni hai giocato nel Bitonto?

“Ho iniziato la mia avventura nell’U.S. Bitonto nell’ormai lontano 1981. Inizialmente, non ero molto convinto e contento per la scelta professionale fatta, in quanto stavo scendendo di categoria (Serie D giocata nel Fasano, ndr) e un anno ero stato in prestito al Lavello, in Promozione, con la vittoria del Campionato. Arrivare a Bitonto, in Prima Categoria, non era quindi il massimo, però essere stato chiamato dalla società e dalla squadra di Calcio del proprio paese mi ha stimolato tanto, infatti ho accettato di indossare i colori neroverdi! Sono rimasto a Bitonto fino alla stagione 1984/85, riuscendo a salire in Promozione e arrivando per due anni consecutivi secondi. Non essendoci all’epoca i playoff, posso dire di aver accarezzato due volte la Serie D con la squadra della mia città…”

Hai dunque giocato anche nel famoso “Bitonto dei bitontini”. Ricordiamo qualche nome di quel grande gruppo.

“Sì, in una di quelle annate in cui ho giocato a Bitonto, c’è stata in effetti la volontà da parte della società di allestire una squadra composta pressoché da soli calciatori bitontini o comunque ‘adottati’ dalla nostra città, come Marrano. Eravamo innanzitutto allenati da un grande uomo di Bitonto, Mariolino Licinio, e ritengo anche che sia stata delle compagini più forti che il Leoncello abbia mai messo in campo. Basterebbe ricordare solo alcuni nomi, per essere subito d’accordo con me: Lello Aruanno, Luigi Marrone, Giovanni Vitale, Michele Marinelli, l’indimenticato Nanuccio Naglieri e tanti altri che non elenco solo per motivi di spazio, non di certo per importanza”

Hai vissuto, seppur per breve tempo, anche la particolare esperienza di condividere la porta con tuo fratello. Raccontaci un po’ come si fa ad essere “in concorrenza” per una maglia con un fratello.

“La strana esperienza della condivisione della porta con mio fratello Nicola è stata abbastanza stimolante, pur nella sua particolarità, ma purtroppo è durata troppo poco perché, durante la stagione, subì un grave infortunio alla spalla e dovette addiritura smettere”

Segui ancora le vicende sportive del Bitonto Calcio?

“È inutile nascondere che le sorti del Bitonto Calcio mi stanno ancora molto a cuore, è pur sempre la squadra del mio paese e a cui ho dedicato alcuni anni della mia esperienza calcistica”

Qualche anno fa ti sei riavvicinato al mondo calcistico bitontino attraverso l’esperienza sulla panchina dell’Omnia. Com’è andata?

“Dopo una pausa di riflessione, ho riassaporato l’inimitabile ebbrezza del rettangolo di gioco, a Bitonto… Questa volta, però, non più da giocatore ma da allenatore, inizialmente come secondo di Paolo Catucci, poi come primo protagonista, conquistando anche una promozione dalla 2^ alla 1^ categoria. Con alle spalle una società costituita da dirigenti giovani, seri e competenti, molto vicina al mio principale obiettivo, cioè quello di allestire ogni anno una squadra composta da ragazzi bitontini. Credo sia stata una esperienza a dir poco indimenticabile, nonostante per alcuni versi tanto tanto impegnativa a livello psicofisico”

Con quali compagni di spogliatoio di quegli anni hai mantenuto rapporti costanti? Sappiamo di gente che nella vita è diventata per te amicizia vera e sincera…

“Sono tanti i compagni di squadra con cui a tutt’oggi mantengo rapporti di amicizia vera. Senza voler nulla togliere agli altri, Luigi Marrone è il grande amico con cui ho vissuto tutto l’iter calcistico e di vita giovanile, a partire dalle giovanili della mitica Ambrosiana, negli anni Settanta, fino ai giorni in cui ho lasciato il calcio giocato”

Come vedi il Bitonto della Famiglia Rossiello? È secondo te pronto per l’agognato salto nel professionismo?

“Credo che il Bitonto della gestione Rossiello stia attraversando un periodo di stabilità, visibilità e rispetto anche fuori dai confini provinciali/regionali. Non ho potuto fare a meno di notare quanto cuore e passione il Presidente e la sua Famiglia ci mettano per la squadra e la città. Per quanto riguarda il salto nel professionismo, è già da qualche anno che il Bitonto ha dimostrato sul campo che può far parte con merito di questo mondo. Io spero solo che il grande passo avvenga al più presto…”

Chiudiamo con una considerazione “scomoda”, ma che magari aiuterà a riconciliare… Ci sei rimasto male per l’esclusione dalle nomination per la Top-11 del Centenario, sicuramente perché in cuor tuo sai di aver dato tanto per i colori neroverdi. Noi speriamo di poter mitigare questa tua delusione con la presente intervista, ma dicci comunque i motivi della tua piccola delusione.

“Non c’è niente da riconciliare, non c’è mai stata una rottura ed è acqua passata… È vero che ci sono rimasto male per l’esclusione delle nomination per la Top-11 e per me è stato anche ‘naturale’ per quanto dato al Bitonto Calcio, al di là delle presenze o delle prestazioni, sia chiaro… Credo di aver lasciato sul quel “campo”, se così si poteva chiamare (ai tempi di Pinuccio, in terra battuta, ndr), tutto me stesso, come calciatore e come uomo. Sudore, sacrifici e tante ‘botte’ a causa del tremendo terreno di gioco duro dell’epoca. Ma, al di là di tutto, sono contento per il centenario del Calcio bitontino e per tutti i calciatori che in questo secolo ne hanno fatto parte, costituendone una fetta di storia prestigiosa, orgoglio di tutti noi. Forza Bitonto!”