LARGO AI GIOVANI…NEROVERDI

PAROLA DI ANGELO IPPOLITO

Angelo Ippolito, anno di nascita 2002, è da due anni in forza alla Juniores del Bitonto Calcio in qualità di estremo difensore della porta neroverde. Dal principio di questa stagione sportiva, inoltre, è anche entrato in pianta stabile nel giro della Prima Squadra, di cui è a tutti gli effetti il “terzo”. Egli è un tipo senz’altro interessante, poliedrico, a suo modo eclettico e, come la maggior parte dei portieri di tutto il mondo, può raccontare a chi gli sta di fronte “storie fuori dal comune” che solo i calciatori che hanno deciso di indossare la maglia diversa da quella dei loro compagni di squadra possono condividere… Se vi abbiamo incuriositi o volete semplicemente conoscere meglio l’Angelo Ippolito atleta equilibrato e ragazzo diciottenne dalle mille risorse, basta continuare a leggere. Buon viaggio!

Ciao Angelo. I portieri, si sa, sono atleti un po’ “atipici”, spesso con storie bizzarre da raccontare… Tu come e quando hai deciso di diventare portiere? In campo e fuori, sei un tipo tranquillo o imprevedibile come molti tuoi colleghi adulti?

“Sì, anche io, come la maggior parte dei portieri, ho una storia un po’ bizzarra alle spalle! Da piccolino giocavo in attacco, come sogna di fare la maggior parte dei bambini a 10 anni, ma spesso venivo ‘spedito’ in porta, sia perché non ero granché forte in attacco sia perché non c’era quasi mai un vero portiere disponibile… Quindi, ci si alternava in porta e un giorno toccò a me; a fine allenamento, il mister mi consigliò di diventare portiere a tempo pieno ma io, odiando gettarmi a terra, non accettai in quel momento. Tuttavia, nei cinque giorni successivi, mi obbligò a giocare in porta e io tornavo a casa ogni volta piangendo, fin quando non decisi di diventare portiere, con convinzione, innamorandomi ben presto di questo ruolo unico… In campo, così come nella vita di tutti i giorni, mi reputo un tipo abbastanza tranquillo, non mi lascio mai prendere da ‘ansie’, anzi, cerco sempre di concentrarmi al massimo per raggiungere il mio obiettivo, che può essere parare un tiro o eseguire bene un brano, poiché – non posso omettervi l’altra mia grande passione – suono anche il violino, oltre che giocare a calcio…”.

Quali sono tra i pali, secondo te, le doti migliori che possiedi e i particolari sui quali invece hai ancora tanto da lavorare, per crescere calcisticamente?

“Sinceramente, non amo molto parlare di me stesso, dal punto di vista tecnico, preferisco far parlare il campo… In generale, le mie doti migliori sono forse quelle di riuscire a leggere prima le idee degli avversari, riuscendo così ad anticiparli, e le uscite alte. In quest’ultimo periodo sono cresciuto molto anche nella gestione della difesa, particolare fondamentale per avere una squadra vincente, e sono migliorato tanto anche con i piedi, caratteristica imprescindibile del portiere moderno. Sicuramente, posso e devo ancora crescere un sacco, grazie anche ai miei due colleghi della Prima Squadra, Antonio Figliola e Gigi Zinfollino, da cui posso ancora rubare parecchi trucchi del mestiere…”.

Mister Castelletti e mister Iurino sono invece i tuoi due “angeli custodi adulti”, quando ti alleni fra Juniores e Prima Squadra. Che rapporto hai con entrambi? Come sono i loro metodi, molto duri o sostenibili, per un giovane come te?

“Calcisticamente parlando, sono cresciuto con mister Gianni Iurino. Lo conosco da molti anni, lui è un ‘sergente di ferro’ a tutti gli effetti, ma solo quando si è in campo, perché nella vita di tutti i giorni è un’altra persona. Ho invece conosciuto mister Castelletti quest’anno e devo dire che mi sono trovato subito molto bene con lui, anche perché mi ha fatto crescere sotto il profilo tecnico. Sono molto in sintonia con lui e sono sicuro che da due allenatori e uomini così posso apprendere sempre cose nuove”.