IL FILM DEL 2020 NEROVERDE. STORIA DI RESILIENZA, TRA SOGNO, DELUSIONE E RIPARTENZA

La fragorosa caduta e la straordinaria reazione di una società calcistica e di un’intera comunità profondamente ferite, eppure ancora in piedi e pronte a lottare: gioie e dolori di un anno da dimenticare, ma anche da ricordare…

Resilienza.

In psicologia, è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Sono quindi “persone resilienti” quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a darsi nuovo slancio e persino a raggiungere grandi obiettivi. A parte le espressioni tecniche legate alla medicina, all’epidemiologia, alle scienze biologiche, alla statistica, al diritto e chi più ne ha più ne metta, entrate in questo anno domini-pandemico 2020 nei vocabolari quotidiani di ognuno di noi, il termine “resilienza” è stato probabilmente il finto neologismo più utilizzato – persino inflazionato – dai comuni mortali italiani alle prese negli ultimi dieci mesi con una condizione esistenziale mai vista, anzi, mai neppure immaginata prima…

“Il calcio è una metafora della vita”, affermava il pensatore francese Jean Paul Sartre. Bitonto, il Bitonto e i bitontini, allora, possono essere tranquillamente presi come caso pratico emblematico in materia di resilienza sportiva trasposta simbolicamente nella vita d’ogni giorno, ai tempi del Coronavirus…

Le cinquantatré settimane dell’anno solare che (finalmente!) stanno per finire definitivamente in soffitta sono state delle autentiche montagne russe emozionali per i tifosi neroverdi e, per metafora sartriana, per tutti i nostri concittadini messi a dura prova da una situazione emergenziale senza precedenti.

IL FILM DEL PAZZESCO 2020 CALCISTICO DEL LEONCELLO.

Il mese di gennaio ha fatto registrare le tre vittorie, nell’ordine, su Francavilla, Fasano e Agropoli, più il pareggio esterno contro il Gladiator; quattro risultati che permettevano alla truppa di mister Roberto Taurino di mantenere la vetta della classifica.

Febbraio si è aperto con il sonoro 4-0 casalingo sulla Nocerina seguito dal preziosissimo 0-1 a Gravina, dopo, la “lunga” frenata pre-stop (sconfitta al “Città degli Ulivi” contro il Cerignola e doppio pareggio con Taranto e Brindisi, il 1° marzo) che comunque non faceva perdere il primato in classifica ai guerrieri neroverdi, un po’ a corto di energie, in vista della delicatissima trasferta mai andata in scena in quel di Casarano e dello scontro diretto previsto un mese più tardi contro l’inseguitrice Foggia, in un turno infrasettimanale pasquale che prometteva scintille…

Poi, l’inizio della Calda Primavera del quasi secolare calcio bitontino.

La prepotente affermazione del maledetto virus incoronato, il fermo alle attività agonistiche, l’estenuante attesa, la turbolenta decisione di maggio di congelare la classifica dei tornei dilettantistici e la conseguente vittoria (della discordia) del campionato attribuita ai Nostri che, va ricordato, non avevano mai lasciato la leadership del girone H, una volta conquistata con merito, caparbietà e personalità, ad ottobre. Decisivo sul campo, dunque, il preziosissimo punticino di vantaggio mantenuto sul Foggia, fino a quel momento.

Festa, giubilo, estasi per un traguardo – quello del Professionismo – atteso 99 lunghissimi anni all’ombra dell’ulivo. Il mondo neroverde si mobilitava per affrontare con credibilità e a testa alta la sua prima volta in Serie C: confermato mister Taurino, arrivava il diesse Degli Esposti e ci si iscriveva tranquillamente alla Lega Pro, senza la minima, imbarazzante tiritera o altre difficoltà di sorta. Perché il Bitonto in C era una cosa seria, non un bluff… Si animava anche il dibattito locale sull’ammodernamento del teatro che avrebbe dovuto ospitare i club blasonati della terza serie nazionale: il tanto vessato “Città degli Ulivi”.

Ma, nel frattempo, covava maligno sottotraccia un altro “virus” infame, quello della cieca ingiustizia. Così la gioia si trasformava ben presto in dubbio, preoccupazione, paura. E l’entusiasmo irrefrenabile di un’intera città in volo onirico nel e col pallone, mutava in incubo da Aula, a cavallo tra fine agosto e inizio settembre, fino al famigerato -5 deciso dal Tribunale Federale Nazionale per gli ormai arcinoti fattacci di Picerno di quasi un anno e mezzo prima. Una società punita nonostante le venga riconosciuta la sua totale estraneità ai fatti: una sorta di italico unicum pallonaro su carta bollata…

Ricorsi, avvocati, appelli, comizi di “benparlanti”, laiche omelie di “benpensanti”, lezioni di moralità ed etica sportiva inaccettabili da chi ha più scheletri nei suoi armadi rispetto a quelli negli ossari dei cimiteri; e, ancora, sentenze definitive, titoloni, stati d’animo contrastanti e un’estate iniziata con l’entusiasmo colorato di una città, per un paradiso social-sportivo mai toccato prima a queste latitudini che sapeva tanto anche di dignitoso riscatto di un’intera comunità, ma finita letteralmente a schifio, tra polemiche, accuse, minacce, mestizia e un morale collettivo precipitato così in basso da rasentare le fogne… Delusioni e tristezze assortite che avrebbero stroncato chiunque, davvero. Che fosse stato tifoso, cittadino, Primo o “ultimo” non importa, dirigente, sponsor, collaboratore, presidente o semplice uomo di sport.

E invece no. Ci si è pazientemente rimboccati le maniche, per volontà ferrea della Famiglia Rossiello (sì, perché sarebbe riduttivo, non ce ne voglia Patron Francesco, parlare di decisione presa da un solo “folle-sognatore-visionario”), per una sorta di obbligo morale verso sé stessi, verso chi ci ha sempre creduto, verso una comunità, appunto. Perché così andrebbe letta la faticosissima ripartenza sportiva di settembre: la Bitonto bistrattata e il Leoncello ferito dovevano rialzarsi, non poteva finire così, era impensabile festeggiare il Centenario con una sconfitta, anzi peggio, con una potenziale, molto probabile sparizione, come risucchiati in un implacabile buco nero…verde.

Si è ripartiti da zero, poggiandosi sulle pochissime fondamenta rimaste integre. Si è ricominciato dallo Staff di sempre, col diesse Rubini a costruire in fretta e furia una squadra all’altezza da mettere a disposizione di mister Nicola Ragno, la nuova scommessa di prestigio del presidente Rossiello: l’allenatore più vincente di tutti in Puglia, con tanta voglia di riscatto, come quella dell’universo neroverde.

E siamo così arrivati ad oggi, ultimo giorno silenzioso di un anno da dimenticare e ricordare allo stesso tempo. Per ogni singolo abitante della nostra amatodiata città, perché non occorre essere necessariamente tifosi con la sciarpa al collo per capire, reagire, rimanere uniti e continuare a lottare.

Nel nome di una Resilienza leonina lunga Cento Anni…