“FUORI CAMPO”, INTERVISTA A LEONARDO TAURINO

Non è ancora tempo di rivedere il Bitonto in campo, pronto a riprendere il cammino nel suo campionato di Serie D? Tranquilli, tifosi neroverdi, anche in questa quinta domenica senza calcio non vi abbandona per nessun motivo “Fuori Campo”, la rubrica domenicale con le interviste “a cuore aperto” ad alcuni dei protagonisti del Bitonto, giunta alla sua quinta puntata.

Dopo Lattanzio, Capece, Petta e Piarulli, oggi diamo potere alla fantasia, al genio e alle qualità del trequartista Leonardo Taurino. Buona lettura a tutti!

Ciao Leonardo, innanzitutto come stai? Per te, forse più che per tanti altri tuoi compagni, questa lunga sosta era fondamentale per ritrovare la forma fisica ottimale dopo un inizio di stagione complicato.

“Sì sì, a me come e più che ad altri è servito proprio tanto questo stop, avevo un gran bisogno di ritrovare la forma fisica migliore, che ora c’è! Tuttavia, avremmo tutti fatto volentieri a meno dell’ulteriore slittamento che ci porterà di nuovo in campo (si spera) il 13 dicembre. Ti dico la verità, la comunicazione che non avremmo più giocato ‘sta settimana ci ha un po’ destabilizzati; abbiamo lavorato duro un mese per rientrare al meglio e ad una data ben precisa, quindi, a livello psicologico è stato un brutto colpo doversi immaginare ancora lontani dai campi da gioco per una partita ufficiale. Pazienza, supereremo anche questa!”.

Ricordiamo in sintesi ai nostri lettori cosa ti ha frenato nel primo mese di Campionato, dalla “poca benzina” – come di recente hai avuto modo di affermare – ai beffardi 5 minuti di Altamura…

“Al pari di tanti altri miei compagni di squadra, sono arrivato tardi qui a Bitonto, ma la voglia di giocare era tanta, troppa, dopo i mesi precedenti obbligati a stare fermi… Per accelerare ed entrare in gruppo subito a pieno regime, ho spinto troppo e senza una base sufficiente di preparazione atletica nelle gambe; ci tengo ad evidenziare come questa volontà di entrare il prima possibile in gruppo e, di conseguenza, in campo la domenica, sia stata sempre più mia che del mister… L’esempio di Altamura è emblematico: nonostante venissi da una piccola contrattura al quadricipite, ho dato la mia disponibilità all’allenatore per la trasferta in terra murgiana, ma una volta in campo, dopo pochissimi minuti, ho avuto un risentimento sempre in quello stesso punto e sono dovuto uscire. A quel punto, mister Ragno mi ha praticamente imposto di rallentare un attimino i ritmi d’allenamento per non rischiare poi di saltare 3-4 partite di fila. Ha avuto ragione lui, evidentemente, ma io sono fatto così, sono uno generoso che vorrebbe giocare sempre, per dare una mano alla squadra, anche quando non sono al meglio”.

…poi, è arrivata la perla luccicante di Francavilla in Sinni, un eurogol tanto bello quanto (purtroppo) inutile ai fini del risultato finale. Ce la racconti un attimino quella prodezza, inserita negli sviluppi generali di un match sfortunato per i colori neroverdi?

“Anche in questo caso vanno riconosciuti i meriti del mister… A fine primo tempo, negli spogliatoi, ci ha espressamente detto che, essendo il ‘quinto’ di destra avversario già ammonito, avremmo dovuto puntarlo con maggiore insistenza, io a maggior ragione. Ricordo che mi disse queste precise parole: ‘Vedrai che non entrerà deciso come prima del giallo e così ti costruirai un’occasione importante’. Ed è andata proprio così… A Francavilla, secondo me, abbiamo un po’ sottovalutato l’impegno e gli avversari; per molti di noi che non avevamo mai giocato prima in D, è stato quello il vero ‘battesimo’ della categoria, lì abbiamo definitivamente capito cosa serve e come bisogna giocare in questo Campionato dove la tecnica, la qualità non basta per vincere. Guarda, forse è stato meglio che sia andata così a Francavilla, altrimenti se avessimo vinto facile, non ci saremmo resi probabilmente conto dei difetti da cancellare per evitare altri schiaffi simili in futuro”.

Un gol, quello realizzato in terra lucana, che personalmente ha ricordato molto nella preparazione, nelle movenze e soprattutto nella conclusione di destro a giro sul palo più lontano, i “marchi di fabbrica” di Lorenzo Insigne e, prima di lui, Alessandro Del Piero. Questi due grandi calciatori italiani sono fra i tuoi preferiti o ci sono altri modelli a cui ti ispiri fin da giovanissimo?

“Del Piero è un campione assoluto, anche se non è proprio della mia generazione (parliamo di un 25enne, ndr); ovviamente, lo conosco, lo stimo e ho potuto ammirare molti suoi video, invece Insigne lo sento più vicino al mio essere calciatore e mi piace tanto. Ma il mio modello massimo è Dybala, anche se è più grande di me di appena due anni, è lui il mio giocatore preferito pur non essendo io juventino. Per i miei trascorsi a Terni, inoltre, non mi è mai dispiaciuto il paragone con un pugliese come me, Miccoli, ma lui era più attaccante-goleador di me e aveva un tiro di destro molto più potente del mio. Di sicuro, posso affermare che vedo un sacco di partite, mi piace proprio tanto vedere la gente forte giocare a Calcio e cerco di trovare in ogni partita qualcuno con le mie caratteristiche da ‘studiare’…”.

A proposito del Taurino calciatore in erba, la città e la squadra che hanno segnato profondamente i primi anni della tua carriera sono state proprio Terni e la Ternana. Puoi spiegarci un po’ il tuo rapporto con la piazza umbra, gli uomini che ti hanno segnato maggiormente nei 6 anni in rossoverde e cosa porterai per sempre con te di quella lunga esperienza?

“A Terni ho trovato molte persone che mi hanno dato fiducia, che mi hanno insegnato davvero tanto e trasmesso affetto sincero. Penso al DS Vittorio Cozzella, a mister Tesser, di cui ricorderò sempre un suo allenamento per la tecnica individuale con una rete, che mi faceva fare di continuo. Poi, il calciatore andriese Francesco Salvemini (ora al Potenza, ndr) con cui ho vissuto insieme in Umbria, un amico che sento ancora; infine, ci sono state tante brave persone comuni che venivano allo stadio ad incitarmi e anche in città mi hanno fatto sentire benissimo”.

Il tuo cognome e la tua militanza da calciatore in una squadra dell’Umbria, caro Leonardo, ti accomunano inevitabilmente all’ex allenatore del Bitonto, Roberto Taurino (due stagioni in forza al Perugia, ndr): se lo sono chiesti davvero in tanti, ma c’è un rapporto di parentela tra di voi? Vi conoscete quantomeno personalmente?

“No, me lo hanno chiesto in tanti, ma non siamo parenti in alcun modo. Non ci conosciamo nemmeno personalmente, ma un anno forse abbiamo ‘rischiato’ di lavorare insieme ad Andria, le solite storie di calciomercato… Io giocavo lì e, a quanto pare, lui sarebbe potuto diventare l’allenatore della Fidelis”.

Chiudiamo con due domande in “prospettiva-Campionato”. La prima: dovesse essere confermato l’attuale calendario, fra il 13 e il 23 dicembre andrebbero in scena tre sfide probabilmente già decisive per stabilire una volta per tutte le velleità neroverdi in questa complessa stagione agonistica. Portici in casa, Cerignola e la capolista Sorrento in trasferta, in dieci giorni appena che si preannunciano a dir poco infuocati…

“A mio avviso, dobbiamo arrivare al 13 dicembre molto sereni e consapevoli di quanto valiamo, perché adesso sì che sappiamo cosa possiamo dare in campo, contro chiunque. Ora stiamo bene, pensiamo ad affrontare i nostri impegni partita per partita perché possiamo farcela a raggiungere gli obiettivi prefissi, ma senza ansie”.

Chiosa secca: ad oggi, ti sentiresti di affermare che il Bitonto è ancora tra le favorite per la vittoria finale del Girone H? Perché?

“Certo. Ne sono sicuro, perché abbiamo tutto per vincere, divertirci e divertire. La classifica non è da guardare nemmeno, perché ad oggi non fa testo e tante cose possono ancora succedere fino all’ultima giornata”.